La Sarcopenia
LA SARCOPENIA NELLE PERSONE ADULTE
Sarcopenia

Il declino neuro-motorio dell’organismo nel corso dell’invecchiamento è legato alla perdita dell’ipertrofia (massa) muscolare e della forza: un quadro multi fattoriale che prende il nome di SARCOPENIA.

La sarcopenia inizia a comparire intorno alla quarta decade di vita, portando a una perdita di massa muscolare del 3 - 5% entro i 50 anni e successivamente dell’1 - 2 % ogni anno. Nei soggetti anziani non allenati, il declino della prestazione muscolare è particolarmente evidente con conseguenze che interessano l’autonomia funzionale motoria. La forza diminuisce di circa il 40%, passando dai 30 agli 80 anni e questo è stato correlato direttamente con la perdita della massa muscolare.

L’approccio più razionale da seguire per rallentare il decorso della sarcopenia è l’abbinamento di un’adeguata nutrizione, una regolare programmazione di esercizio fisico e un sufficiente riposo.

L’allenamento della forza è l’unico in grado di contrastare efficacemente la perdita di massa muscolare, in quanto ne sostiene il tipo di allenamento, agendo specificamente sulle fibre muscolari di tipo II e producendo risposte anaboliche di adattamento non ottenibili con gli allenamenti aerobici.

Diversamente dal lavoro aerobico, gli esercizi muscolari di forza ben consentono l’ipertrofia, aumentando forza e potenza contrattile.

Condizionare l’espressione di forza negli anziani, attraverso esercizi e metodologie specifiche, significa ottenere poi l’utilizzo funzionale in varie attività che richiedono la stessa espressione di forza nella deambulazione, velocità del passo, spostamento di carico.

Programmi di allenamento con i pesi riducono oltre il 30% il rischio di cadute, modificando significativamente uno degli aspetti che maggiormente caratterizza il quadro di “fragilità dell’anziano” .

L’alimentazione deve essere curata soprattutto ingerendo nutrienti come proteine, calcio, vitamine D e B12, determinanti nel trattamento della sarcopenia.

Per le proteine in particolare, negli ultimi anni è stata ipotizzata l’inadeguatezza delle attuali RDA in ragione dell’aumentato catabolismo proteico che comunemente si osserva agli anziani.

Un apporto giornaliero di proteine pari allo 0,8 g per Kg di peso corporeo, può produrre un bilancio azotato negativo nei soggetti attivi. Appropriate introduzioni proteiche possono essere comprese tra 1-1,2 g Kg/die da adattare in relazione al carico di lavoro.

Di particolare interesse sembra essere anche l’accorgimento di concentrare una buona quantità di proteine giornaliere, in momenti specifici della giornata.

I pasti dovrebbero apportare non meno di 30 g di proteine di buona qualità. Per esempio, 130 g di carne magra – che riescono ad apportare circa 30 g di proteine con 10 g di aminoacidi essenziali e quasi 3 g di leucina (aminoacido particolarmente attivo a stimolare la sintesi proteica) – possono aumentare la sintesi proteica del 50% anche nelle persone anziane.

La strategia delle proteine ha lo scopo di aiutare a raggiungere una sufficiente concentrazione ematica di aminoacidi, che è una condizione importante per determinare una sufficiente stimolazione della sintesi proteica muscolare.

 

Prof. Giuseppe Maiorano